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Cosa cercano le aziende dai giovani? Parola all’esperto.

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Estate tempo di vacanze ma anche di esami e colloqui di lavoro. Se è molto semplice ricercare le mete di viaggio, muoversi sul mercato del lavoro è sicuramente meno agevole anche se la digital innovation oggi offre più strumenti del passato.

Affrontiamo il tema con Antonio Campitiello, Human Resources Manager, esperto di processi di Selezione e Talent Management.

Quali sono le capacità più richieste dai recruiter in questo periodo?

“L’intelligenza creativa e le capacità comunicative sono sicuramente tra quelle maggiormente sotto i riflettori, soprattutto in relazione alle ricerche delle figure professionali più in voga, ad esempio quelle del mondo della Digital Innovation. Altre capacità da non trascurare e sulle quali suggerisco ai giovani di tenersi allenati attraverso esperienze associative, sportive o di animazione, sono quelle che una volta sul luogo di lavoro, incidono fortemente sull’interazione con l’esterno (capi, colleghi, clienti) e sull’attitudine a gestire in modo positivo i rapporti: intelligenza sociale, team working, capacità di mediazione, ecc.”.

Come vincere una competizione così agguerrita e cosa fa davvero la differenza agli occhi di chi seleziona?

“La differenza la fa la motivazione, quell’energia sulla quale investono le persone per realizzare i propri obiettivi. Essa fa sì che l’individuo si impegni in modo costante nel proprio lavoro producendo effetti positivi sia per se stesso e che per l’intera organizzazione. Per questo quello motivazionale è un fattore misurato dalle aziende già in fase di ingresso, dalla presa in visione del profilo Linkedin, alla lettura della cover letter/CV, al colloquio di Selezione. Noi HR siamo chiamati a “misurarla” e a leggerla negli occhi del candidato e, ci auguriamo, nei comportamenti futuri dei nostri collaboratori”.

Un’ultima dritta?

“Sviluppare prime competenze attraverso esperienze ponte. Essere junior non vuol dire partire da zero. Affiancare ad un percorso universitario o di studi superiori prime esperienze di collaborazione (ad esempio presso studi professionali o agenzie di diversi settori) vuol dire cominciare a salire di un gradino, dal sapere al saper fare e trovarsi un passo in avanti nella corsa verso il futuro.

Infine, chi assume un comportamento virtuoso fin dal giorno del colloquio, ispira fiducia e si predispone positivamente verso contesti aziendali sempre più aperti all’innovazione ma rigorosi sul piano etico”.

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