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Perché bisognerebbe puntare tutto sulla formazione professionale e il 4.0

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INDIRE (Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa) ha da poco pubblicato il monitoraggio nazionale 2021 dei percorsi ITS – Istituti Tecnici Superiori – che ha analizzato gli esiti occupazionali dei giovani diplomati che hanno concluso il ciclo scolastico tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2019.

Su 201 percorsi terminati nel 2019 erogati da circa 83 Fondazioni in tutta Italia, l’80% del totale dei diplomati ha trovato lavoro entro un anno, di cui il 92% di questi ha un contratto coerente con il percorso di studi per lo più a tempo determinato o autonomo in regime agevolato (che rientra tra le forme più utilizzate nel settore tecnologico). L’unica eccezione riguarda il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione dove vi è una maggiore attivazione di contratti di apprendistato.
Significativo è anche il dato relativo il restante 20% dei giovani non occupati o in altra condizione: un 11,1% non ha trovato lavoro; il 4,1% si è iscritto all’università; mentre un 27% è attualmente in tirocinio extracurricolare. I settori in cui si registrano prevalentemente queste assunzioni riguardano la mobilità sostenibile (83%) e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (82%). Per il settore Made in Italy si registra invece un lieve decremento rispetto lo scorso anno, mentre risultano in aumento sistema meccanica (88%) e sistema moda (82%), dove si ottengono i migliori risultati.

Punto di forza di questi settori è stata sia la capacità di intercettare innovazione creando contesti esperienziali nei quali gli studenti utilizzano, oltre a metodologie di simulazione e gestione dati su sistemi Cloud, tecnologie che esercitano anche le soft skills come ad esempio il problem solving; sia la creazione di una rete di governance agita con le imprese. Difatti il personale docente è rappresentato per lo più da professionisti provenienti dal mondo del lavoro che scelgono, già in fase di formazione, di ospitare i giovani in stage presso le loro realtà. Questo garantisce un aggiornamento dei contenuti costante e in linea con quelle che sono le esigenze del momento e le competenze richieste dal mercato del lavoro.

In un sistema che sembra avere tutte le carte in regola per rappresentare uno degli strumenti di lotta alla disoccupazione giovanile, l’unico “limite” che ci sentiamo di sottolineare in base ai dati emersi riguarda ancora una volta il “tema di genere”: il 72,6% degli studenti è rappresentato da giovani maschi tra i 18 e i 24 anni di sesso maschile.

Per saperne di più:
https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Rapporto+nazionale+Indire+Monitoraggio+ITS+-+Sintesi+2021.pdf/9e8bf066-c4a8-8f95-4d50-ad47885652b0?version=1.0&t=1623084002283

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